Orme a Trescore
Apoteosi della mancanza di professionalità, alla faccia dell'articolo dell'Eco.
Come guardare una massa di bimbetti obesi buttarsi su tavolate preparate da Mc Donalds.
E' questa la qualità di un prodotto?
E' questo quello che la gente vuole?
Come si è detto durante, per fortuna quella non era la massa.
Incominciano con mezz'ora di ritardo, manco ci fosse da montare un palco per un'orchestra.
Peraltro il tastierista è messo parallelo al pubblico e la maggior parte del tempo ci darà la schiena.
Il teatro è stato riempito all'inverosimile, con gente ammassata sulle scale.
Gridiamo al fuoco e vediamo che succede?
Le maschere passano chiedendo nuove esibizioni di biglietti. Mah.
Dopo gran rumoreggiare di una platea impaziente, l'agente introduce la serata, presentandosi solo alla fine dello speech, rigorosamente condotto con la mano in tasca. Mi fan ridere quelli che fingono agio e consuetudine al rapporto col pubblico, arpionati a gioielli portafortuna raggiungibili dalla tasca.
Testi squallidi e miseri (alla faccia dell'articolo dell'Eco: perchè non ne riporta invece qualcuno, a prova della presunta ricchezza di significati?), melodie inesistenti, gran baccano a tutto volume
L'inneggiato batterista, egotico e presuntuoso, si scola una birra dietro l'altra (forse 15?), interrompe un pezzo strillando al tecnico del suono la presenza di rumori di fondo, è vestito e conciato che farebbe impressione in un raveparty: a 65 anni, sul palcoscenico di un teatro, mi appare vergognoso.
Il chitarrista accenna solo a qualche arpeggio elementare, grazie al supporto dei suoni simulati dalle tastiere. Già mi pare che abbia preso abbastanza stecche così, meglio non istigarlo ad altre esibizioni. Le parole che dice a commento sono semplici e davvero banali. Spesso inizia una frase e non sa come finirla. Sono 50 anni che fa questo lavoro? Pensioniamolo.
Nel frattempo gli addetti alle luci fanno del loro meglio per non evidenziare le pecche del concerto, annegando gli artisti in una nebbia (effetto scenico oggi da evitare visto quanto successo sulla A21 (rispetto a morti per quella vera?)) che li rende invisibili e illuminando con i pochi e deboli occhi di bue ora punti vuoti dello stage ora i musicisti a riposo.
Come chicca finale, avendo concluso di averne a sufficienza prima del termine ufficiale dello spettacolo, arriviamo a fatica a un'uscita di emergenza scavalcando corpi e borse e cappotti e ci ritroviamo in un campo sportivo CHIUSO.
Per uscire siamo stati costretti a SALTARE il cancello.
Poveri noi.
Questo è quanto la musica proponeva nel 70 come spunto di riflessione, fonte di cultura, innovazione e creatività.
Santo cielo.
Di chi siamo figli.
Come guardare una massa di bimbetti obesi buttarsi su tavolate preparate da Mc Donalds.
E' questa la qualità di un prodotto?
E' questo quello che la gente vuole?
Come si è detto durante, per fortuna quella non era la massa.
Incominciano con mezz'ora di ritardo, manco ci fosse da montare un palco per un'orchestra.
Peraltro il tastierista è messo parallelo al pubblico e la maggior parte del tempo ci darà la schiena.
Il teatro è stato riempito all'inverosimile, con gente ammassata sulle scale.
Gridiamo al fuoco e vediamo che succede?
Le maschere passano chiedendo nuove esibizioni di biglietti. Mah.
Dopo gran rumoreggiare di una platea impaziente, l'agente introduce la serata, presentandosi solo alla fine dello speech, rigorosamente condotto con la mano in tasca. Mi fan ridere quelli che fingono agio e consuetudine al rapporto col pubblico, arpionati a gioielli portafortuna raggiungibili dalla tasca.
Testi squallidi e miseri (alla faccia dell'articolo dell'Eco: perchè non ne riporta invece qualcuno, a prova della presunta ricchezza di significati?), melodie inesistenti, gran baccano a tutto volume
L'inneggiato batterista, egotico e presuntuoso, si scola una birra dietro l'altra (forse 15?), interrompe un pezzo strillando al tecnico del suono la presenza di rumori di fondo, è vestito e conciato che farebbe impressione in un raveparty: a 65 anni, sul palcoscenico di un teatro, mi appare vergognoso.
Il chitarrista accenna solo a qualche arpeggio elementare, grazie al supporto dei suoni simulati dalle tastiere. Già mi pare che abbia preso abbastanza stecche così, meglio non istigarlo ad altre esibizioni. Le parole che dice a commento sono semplici e davvero banali. Spesso inizia una frase e non sa come finirla. Sono 50 anni che fa questo lavoro? Pensioniamolo.
Nel frattempo gli addetti alle luci fanno del loro meglio per non evidenziare le pecche del concerto, annegando gli artisti in una nebbia (effetto scenico oggi da evitare visto quanto successo sulla A21 (rispetto a morti per quella vera?)) che li rende invisibili e illuminando con i pochi e deboli occhi di bue ora punti vuoti dello stage ora i musicisti a riposo.
Come chicca finale, avendo concluso di averne a sufficienza prima del termine ufficiale dello spettacolo, arriviamo a fatica a un'uscita di emergenza scavalcando corpi e borse e cappotti e ci ritroviamo in un campo sportivo CHIUSO.
Per uscire siamo stati costretti a SALTARE il cancello.
Poveri noi.
Questo è quanto la musica proponeva nel 70 come spunto di riflessione, fonte di cultura, innovazione e creatività.
Santo cielo.
Di chi siamo figli.
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