Nuovo locale? pronto? grazie ma aspetto
E così Kristi ha aperto.
Lo aspettavamo da Natale, poi Pasqua, ora di getto ha spalancato le porte di vetro.
Ma noi avremmo preferito aspettare che si sentissero pronti.
Che disponessero di carta dei vini (o la imparassero a memoria), che insegnassero ai collaboratori la composizione dei piatti, che definissero una formula per capire se l'acqua la seconda volta è da servire con o senza gas, che si organizzassero per evadere la comanda in mezz'ora a portata, che fossero in grado di proporre il rompidigiuno e la piccola pasticceria.
Povato due volte, venerdì a pranzo e sabato a cena.
Non c'è grande pazienza per un conto che vede un prosecco sconosciuto (anche al sommelier che lo presenta e che non ricorda nemmeno il nome, pur essendo due i prosecchi in cantina) a 25 euro.
Il fatto è che sto lavorando in Valdobbiadene e conosco i prezzi medi (5 euro per ottimi prodotti).
Non solo.
Chiesto un parere al cameriere che (a volte) si ricorda di passare a guardare il nostro tavolo: ci racconta che il prosecco è un vitigno.
Mizzica: questo è compromettersi.
Attese due ore e mezzo per un doppio antipasto, non avendoci nemmeno portato l'antrè, avendo noi chiesto un rinforzino ai tre (3) grissini che ci hanno fatto compagnia per la prima ora.
Certo: è pieno di gente. Pieno di bella gente: tacchi, braccia nude, maschi giovani in piena carriera.
Sarà l'arredo di alto design (pulito quanto elegante, severo nel minimalismo ipertecnologico smussato dalla cantina a vista e dal parquet), saranno i piatti di alta cucina (soprattutto i piatti di alta cucina), sarà forse anche il sorriso della padrona di casa (tanto scintillante quanto non autonomo), a far perdonare il servizio approssimativo, faticoso, imbastito, molto poco espressione di un serving accademico, che ci si attendeva da parte di chi non è di primo pelo nel mestiere.
Per un pò aspetterò.
Che ne valga la pena, ne son certa.
A causa del coniglio con la polenta, eccezionali sia l'uno sia l'altra (strano trovare, in un locale di questo genere, una polenta così buona che sa di fumo e di fuoco. Strano in generale in un locale).
A causa del baccalà, servito in un trittico inedito, con cui colpisce per l'emozione e rimane nella memoria.
A causa del fois gras caramellato, al top di quelli finora sbafati: impanato di zucchero e sottile a sufficienza da non risultare allapposo, croccante fuori quanto burroso all'interno, brunito all'esterno e rosino dentro.
Ci ritornerò.
Lo aspettavamo da Natale, poi Pasqua, ora di getto ha spalancato le porte di vetro.
Ma noi avremmo preferito aspettare che si sentissero pronti.
Che disponessero di carta dei vini (o la imparassero a memoria), che insegnassero ai collaboratori la composizione dei piatti, che definissero una formula per capire se l'acqua la seconda volta è da servire con o senza gas, che si organizzassero per evadere la comanda in mezz'ora a portata, che fossero in grado di proporre il rompidigiuno e la piccola pasticceria.
Povato due volte, venerdì a pranzo e sabato a cena.
Non c'è grande pazienza per un conto che vede un prosecco sconosciuto (anche al sommelier che lo presenta e che non ricorda nemmeno il nome, pur essendo due i prosecchi in cantina) a 25 euro.
Il fatto è che sto lavorando in Valdobbiadene e conosco i prezzi medi (5 euro per ottimi prodotti).
Non solo.
Chiesto un parere al cameriere che (a volte) si ricorda di passare a guardare il nostro tavolo: ci racconta che il prosecco è un vitigno.
Mizzica: questo è compromettersi.
Attese due ore e mezzo per un doppio antipasto, non avendoci nemmeno portato l'antrè, avendo noi chiesto un rinforzino ai tre (3) grissini che ci hanno fatto compagnia per la prima ora.
Certo: è pieno di gente. Pieno di bella gente: tacchi, braccia nude, maschi giovani in piena carriera.
Sarà l'arredo di alto design (pulito quanto elegante, severo nel minimalismo ipertecnologico smussato dalla cantina a vista e dal parquet), saranno i piatti di alta cucina (soprattutto i piatti di alta cucina), sarà forse anche il sorriso della padrona di casa (tanto scintillante quanto non autonomo), a far perdonare il servizio approssimativo, faticoso, imbastito, molto poco espressione di un serving accademico, che ci si attendeva da parte di chi non è di primo pelo nel mestiere.
Per un pò aspetterò.
Che ne valga la pena, ne son certa.
A causa del coniglio con la polenta, eccezionali sia l'uno sia l'altra (strano trovare, in un locale di questo genere, una polenta così buona che sa di fumo e di fuoco. Strano in generale in un locale).
A causa del baccalà, servito in un trittico inedito, con cui colpisce per l'emozione e rimane nella memoria.
A causa del fois gras caramellato, al top di quelli finora sbafati: impanato di zucchero e sottile a sufficienza da non risultare allapposo, croccante fuori quanto burroso all'interno, brunito all'esterno e rosino dentro.
Ci ritornerò.
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